Alla conquista di me stesso!, potrei così intitolar l'ultimo capitolo d'una saga che ci ostiniamo a soprannominar vita; è un'avventura, più che altro, la cui prima lettera viene scritta al nostro primissimo respiro e, rinnovandosi, e corredandosi di svariati capitoli, i più sensazionali, giunge a riempire ogni pagina bianca che arriva, voltata la precedente.
Come ogni leggendaria epopea, qual è di ognun di noi l'esistenza, vi son parti brillantemente architettate, piene di colpi di scena; e altre che sono, nostro malgrado, un po' meno fortunate. V'è poi qualche pausa, d'assai opprimente noia, che noi, nel comun lunguaggio, usiamo chiamar crisi.
È in questa assenza, apparente, vi dico io, d'ogni vitale impulso, che s'annida ogni brace destinata a diventar fiamma; ne son certo poiché, anni addietro, anche a me era successo: di ritrovarmi a sentire il vuoto dentro; e invece, era un intero cosmo.
M'ero alzato dal divano con un temporale nella mia testa, rassegnato d'esser costretto a lasciarlo passare, questo ciclone, in attesa dell'arcobaleno; eppur stavolta fu tutto diverso: anziché esser parafulmine, per istinto m'ero deciso a sfruttarla, la tempesta, anziché esserne preda.
Spargi i semi dei tuoi sentimenti, così avevo iniziato, senza nemmeno progettar quel che mi stava uscendo: fuoriusciva, e basta, e io lo lasciavo fare, questo spirito a me così nuovo, così potente, che non controllavo.
Io lo ammetto: mi avrebbe preso molto tempo, prima di riuscir a riempire lo spazio vuoto che avevo entro me e che stava tra la parola spargi e la parola fine. Furono però, io così li ricordo, anni beati: un nuovo me, anche grazie a quell'epopea di cui sopra, che in quel periodo m'aveva riservato intrighi imprevisti e ostacoli meravigliosi, s'apprestava ad affrontar la vita, ad affrontare il mondo.
Sullo sfondo, nel mio cielo, l'arcobaleno svettava fiero; eclissato però, per brillantezza e importanza, da una cometa, apparsa tempo prima, con eleganza; cometa essendo, seguiva il suo destino: prima c'era e poi spariva. E io, dapprima incantato e poi spaurito, ancor aspetto la sua nuova venuta, riempiendo quell'universo che sta entro le mie nebbie, tra la parola spargi e la parola fine.